Se siete stati a Roma, vi sarà probabilmente capitato di imbattervi in un cartello del genere, affisso alla porta di una tipica trattoria romana. Sapete perché si dice così? Alle origini di questa simpatica espressione popolare che compare per la prima volta in una poesia in romanesco di un autore anonimo di metà Ottocento, si cela in realtà un passato di cucina povera e molto pensata. Il detto popolare completo è: ‘Giovedì gnocchi, venerdì pesce e sabato trippa’ e arriva direttamente dalla cultura gastronomica romana, anzi per l’esattezza trasteverina. Siamo nel secondo dopoguerra, le famiglie più povere dovevano cercare di razionare il cibo per riuscire a sfamare tutta la famiglia, visto che i generi alimentari ancora scarseggiavano. Così preparare di giovedì gli gnocchi, intendiamo gli gnocchi di patate, era dovuto alla necessità di mangiare un piatto sostanzioso ed energetico, che ‘riempisse’ lo stomaco il più possibile in vista del giorno successivo, il venerdì, che per la tradizione cattolica è “di magro”, cioè prevede il digiuno o almeno l’astensione dal consumo della carne. E a Roma infatti il venerdì si mangiavano piatti a base di pesce, come ceci e baccalà, che ancora oggi troviamo in molte trattorie romane ed è un’altra prelibatezza da provare, appena tornerete a Roma. Il sabato invece si macellava la carne e chi non si poteva permettere di comprare i tagli più nobili come filetti, cosce o bistecche, comprava il “quinto quarto”, ovvero gli scarti dell’animale come le interiora e la trippa, che grazie alle sapienti mani delle donne di casa e alla loro inventiva venivano cucinati e trasformati in piatti così prelibati da entrare a far parte, a tutti gli effetti, della tradizione culinaria romana doc!
Il nome ‘gnocco ’ha origini molto lontane e dalle testimonianze storiche pare derivi dalla parola longobarda knodill che significa nodo. Il termine comincia a girare nelle campagne della Pianura Padana durante l’anno Mille, ma indicava dei nodini di pasta fatti di acqua e farina, quindi molto diversi da quelli che conosciamo oggi. Le prime ricette che prevedono quello che per noi è l’ingrediente fondamentale nella loro preparazione, ovvero le patate lessate, compaiono solo nella seconda metà del Settecento. Il motivo di questa comparsa sembra dovuto a una terribile carestia che colpì il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli nel 1763-1764. In quegli anni il prezzo dei cereali aumentò talmente tanto e così rapidamente che si cercarono alternative per integrare o addirittura sostituire la farina. Ed ecco che la patata diventa fondamentale in molte preparazioni, dal pane alla pasta, riuscendo a sfamare gran parte della popolazione.
Ma ora che ne abbiamo parlato è arrivato il momento di vedere dove assaggiare alcuni degli gnocchi più buoni a Roma.
Il primo indirizzo che vi consigliamo è la Trattoria della Sora Lella, in via di Ponte Quattro Capi 16, all’Isola Tiberina. Chi li ha provati, sostiene che siano un’esperienza unica e imperdibile, soprattutto gli gnocchi all’amatriciana. Sì, perché oltre alla bontà dello gnocco e soprattutto al giusto equilibrio dei pochi ingredienti dell’impasto, anche il condimento fa la sua parte!
Il secondo indirizzo è la Trattoria Da Teo, in piazza dei Ponziani 7. Il locale si trova in una deliziosa piazzetta dove Trastevere confina con l’Isola Tiberina. Ogni giovedì si possono gustare gli gnocchi in un ambiente molto allegro e vivace che viene definito caciarone, per la caciara, termine romano che indica ‘confusione’ che fanno i clienti.
E terminiamo la nostra piccola carrellata con il terzo e ultimo indirizzo, Roscioli Ristorante, Salumeria con cucina in via dei Giubbonari 21. Anche qui gli gnocchi, fatti rigorosamente a mano sono così buoni da leccarsi i baffi. Sempre all’amatriciana, preparati con delle ottime patate abruzzesi, per la precisione di Avezzano , guanciale laziale e ovviamente pecorino romano doc.
Speriamo di avervi fatto venire l’acquolina in bocca e che programmiate presto di venire a Roma per scoprire o semplicemente ritrovare il piacere di gustare queste bontà in compagnia anche della nostra lingua. Vi aspettiamo e non solo di giovedì!
di Antonella Mele
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