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Il congiuntivo secondo Claudio

Gli studenti che arrivano alla DILIT International House di Roma hanno due comportamenti differenti nei confronti del congiuntivo e del condizionale.
1. Hanno un tale timore che non lo usano mai, evitando argomenti che lo renderebbero necessario o facendo acrobatici giri di parole pur di non utilizzarlo.
2.  Usano il congiuntivo anche per ordinare al ristorante. Lo sopravvalutano.

Il congiuntivo è considerato  comunque dagli studenti il più nebbioso e complesso argomento della grammatica italiana. Qui propongo un approccio differente che uso in classe per fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

Inizio nelle classi, verso la fine del livello A2, con delle Ricostruzioni di Conversazione e con letture ed analisi sulle letture. E qui cominciano le domande, soprattutto di chi ha già studiato a casa o in altre scuole. Di solito le domande sono talmente contorte da produrre esempi che vanno oltre la realtà della lingua e della logica. Sono figlie dell’ansia e della confusione che si crea a causa delle grandi spiegazioni teoriche che si sentono o si leggono.

Prima cosa bisogna riportare le funambolesche domande alla realtà quindi, ad esempio, ad un testo scritto, ma soprattutto deve svanire la fama di argomento ostico ed ingrato che avvolge il congiuntivo ed il condizionale.

Ripartiamo da zero. Immaginate di non sapere niente di tutto questo e cercate di vederlo da questo nuovo punto di vista.

  1. La prima regola del “congiuntivo secondo Claudio” è che non stiamo parlando di grammatica, ma di psicologia.
  2. La seconda regola dice che non si tratta di modi e tempi verbali ma di strumenti.

Per chiarire queste affermazioni dobbiamo fare un passo indietro e un salto con la fantasia.

Probabilmente conoscete Star Trek. Per chi non l’ha mai visto, parliamo di un’astronave il cui equipaggio ha il compito di scoprire e studiare nuovi popoli girando per le galassie, una sorta di etnografi del futuro.

Ora immaginate che questa nave stellare, l’ USS Enterprise (NCC-1701), atterri su un pianeta che chiameremo MONDO n.1. Su questo pianeta vive una popolazione che ha le seguenti caratteristiche: sono amanti della precisione, della realtà ad ogni costo, parlano con sicurezza di cose certe, verificate, con comportamenti e ragionamenti rigidi e schematici. Per comunicare in questo modo sarà sufficiente  utilizzare i verbi all’indicativo e l’imperativo.

Questo mondo si può rappresentare così:

 

                                 

                                                     Strumento: indicativo e imperativo

 

Poi l’astronave Enterprise, continuando nelle sue ricerche, si muove verso un altro pianeta che chiameremo MONDO n.2 su cui abitano persone completamente differenti da quelle del MONDO n.1. Questi altri sono per natura gentili, diplomatici, incerti, sognatori, indecisi. Per esprimersi in accordo alla loro personalità non possono certo usare i verbi all’infinito ed all’imperativo, ma li utilizzeranno al congiuntivo ed al condizionale come nel disegno:

 

                                                       

                                                    Strumento: congiuntivo e condizionale

 

Quando parliamo con persone che non conosciamo, per la strada, al ristorante, in un ufficio,… utilizziamo forme legate alla cortesia, mentre se ci rivolgiamo ai nostri familiari o agli amici lo faremo in modo più semplice e diretto. Questa è psicologia in quanto coinvolge la rappresentazione di me nei riguardi dei miei interlocutori e del mondo intorno. Ogni giorno noi passiamo ripetutamente e automaticamente dal MONDO n. 1 al MONDO n.2 a seconda di chi abbiamo davanti e dell’ambiente in cui ci troviamo.

Per la parola “strumento” la Treccani dice: dispositivo necessario per compiere una determinata operazione o svolgere un’attività.  L’indicativo e l’imperativo sono strumenti adatti ad eseguire le attività del MONDO n.1, mentre congiuntivo e condizionale sono gli strumenti appropriati per le attività richieste dal MONDO n.2.

Ribadisco: non stiamo parlando di grammatica, come viene comunemente intesa.

Alcuni esempi.

Se un uomo vuole invitare la moglie al ristorante le dirà: “Tesoro, ti porto in un ristorante nuovo dove fanno…”

Se un uomo vuole invitare una signora che gli piace, ma che conosce poco, al ristorante ed usa queste stesse parole, riceverà uno schiaffo. Non perché sia cosa riprovevole invitare al ristorante qualcuno, ma perché ha sbagliato lo strumento con cui ha fatto la richiesta. “Mi farebbe molto piacere portarti in un ristorante dove fanno …, sempre che tu sia libera questa sera,” è uno strumento più appropriato.

Oppure, se io voglio fare dei lavori in casa posso chiedere a mio fratello: ”Senti, ho bisogno di un prestito per rifare il bagno.” Se uso le stesse parole con il direttore della mia banca, mi caccia via.”. A lui è molto meglio che dica: ”Avrei idea di eseguire dei lavori in casa e mi stavo chiedendo se  e quanto la banca potesse aiutarmi a realizzare …”. E’ l’inizio di una trattativa per un prestito.

Il mio invito è quello di mettere da parte le liste di regole che si trovano nei libri di grammatica. Una regola “a freddo”, senza un contesto che la rende logica e “viva” , è facile che crei solo confusione. Un approccio costruttivo è quello sopra consigliato in quanto favorisce la ricostruzione all’interno della propria grammatica, delle nuove regole.

Però nasce una nuova domanda: all’interno del MONDO .2, quale è la differenza e quale è l’uso del congiuntivo e del condizionale?

Di questo tratterò nel prossimo articolo e per farlo ricorrerò all’etologia ed all’elettromagnetismo.

 

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